In un secolo in cui il rigore dei doveri religiosi si inaspriva per taluni (è nel Seicento che l’Inquisizione imperversa in tutta Europa) e si allentava per altri (è sempre nello stesso secolo che si afferma la casuistica di impronta gesuita) la bellezza, disegnata sul candore dell’incarnato e sull’abbondanza delle forme, era oggetto di riferimenti continui da parte dei poeti di corte che evocavano il nome della dea per elogiare le dame di palazzo. I versi “Pour le ballet de la Reine représentant la beauté et ses nymphes”, che l’abate D’Aubignac pubblica nel 1618, sono solo uno dei numerosissimi esempi cui possiamo riferirci. Alle virtù militari degli uomini corrispondeva la bellezza delle donne, entrambi null’altro che encomi destinati a nutrire la civetteria. Tuttavia la civetteria in sé che pure si accompagnava spesso al potere non era affatto oggetto di approvazione. Lo dimostra la Relation Véritable du Royaume de Coquetterie, dello stesso abate D’Aubignac, da cui fu tratta una mappa.
La stampa di questa incisione è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Francia, ma non nella nuova discutibile sede di Tolbiac, i quattro palazzi che richiedono un certo impegno perché si veda nella loro architettura la forma di un libro aperto. Si trova nel centro di Parigi, fra gli antichi scaffali del palazzo Richelieu le cui alte sale tappezzate di libri preziosi custodiscono l’odore del tempo e il fascino della nostalgia. L’ho trovata in un pomeriggio piovoso, in una sala che si raggiunge dopo aver attraversato un cortile con un’immensa magnolia, grazie all’aiuto di un conservatore che ha saputo interpretare le mie sommarie descrizioni.
L’isola della Civetteria è rappresentata come una terra lontana che si raggiunge via mare, uscendo dalle rotte conosciute, inoltrandosi in luoghi non ancora tracciati sulle carte nautiche, verso il capo di Buona Speranza.
La sua natura non è essenzialmente diversa dal più celebre Royaume de Tendre, ma di certo l’autore che ne traccia le coordinate si mostra maggiormente severo nel giudicare questo luogo lontano, benché tutt’altro che sconosciuto ai suoi contemporanei. È descritto come una sorta di paradiso terreste dove gli alberi sono sempre verdi e carichi di frutti, l’aria profuma di mughetto e maggiorana, e nelle fontane scorre acqua di fiori d’arancio. A est, si ergono i due castelli di Indolenza e Libertinaggio dove gli uomini si recano per ottenere il lascia-passare di corte. A ovest, due residenze di campagna, Testa-matta e Poco-prezzo, in cui le donne vanno a ricercare gli attestati necessari. All’ingresso la Piazza dell’Adulazione, costruita intorno alle rovine di un antico Tempio al Pudore, vede riunirsi spesso ammiratori della mediocrità e venditori di generi vari: giuramenti di fedeltà non osservati, fasulle dichiarazioni d’amicizia, desideri fintamente disinteressati. L’Amor Lezioso, giovane principe figlio della natura e del disordine, che vi regna incontrastato dopo aver usurpato il trono a suo fratello Amore, riceve i suoi cortigiani nel Palazzo della Buona Fortuna a cui si arriva attraverso vie non sempre facili da percorrere. Chi vi giunge per la strada d’oro è perché è accompagnato da due guide poco affidabili: Età Avanzata o Scarso Merito.
Tra i frequentatori più assidui del regno vi sono i veri vanitosi, che indossano un’armatura di latta, ma così ben lavorata che credono di indossare una corazza d’acciaio: ecco perché si fanno chiamare spiriti forti, benché cedano al primo assalto. «Parlano poco e solo per criticare; si stimano molto ma non sono molto apprezzati, credono di sapere tutto ciò che in realtà ignorano e si vantano di ignorare ciò che dovrebbero sapere.» Ma i più divertenti sono i farfalloni, discendenti di un certo Hilas, antesignano di Don Giovanni, che hanno come motto: «chi più ne ama, più ama», per questo volano qua e là distribuendo complimenti, si interessano a tutto e non tengono a nulla. Tutti gli uomini partecipano al torneo dei carri d’oro, mentre le donne si affrontano nella lotta delle belle-gonne: animali senza piedi che svolazzano a destra e a manca.
La dama più apprezzata è la Moda; (…)
Continua nel numero 2 di Nemeton, TEMA: BELLEZZA
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